La terza rivoluzione industriale

La terza rivoluzione industriale, quella in cui viviamo, coincide con le grandi trasformazioni economiche, sociali e politiche maturate tra gli anni ’70 e ’90 del XX° secolo. Vediamone alcuni aspetti.

Un primo aspetto riguarda la diffusione dell’industrializzazione. La comparsa dei nuovi paesi industriali, è solo la manifestazione di un fenomeno più esteso che sta lentamente, ma decisamente, allargando le basi del sistema industriale contemporaneo. D’altro canto, la terziarizzazione delle economie avanzate indica un cambiamento epocale nella composizione delle risorse umane, (più lavoro intellettuale, meno manuale) e dal crescente peso delle attività economiche immateriali (Ricerca & sviluppo, innovazione tecnologica e scientifica, arte, spettacolo, intrattenimento, informazione, turismo, cultura) rispetto alla produzione di beni materiali. Ciò é dovuto, oltre che al miglioramento del tenore di vita e alla maggiore ricchezza sociale accumulata nell’era industriale, agli investimenti nel campo della formazione e dell’istruzione attuati nei paesi industriali fin da dopo la prima rivoluzione industriale. Nella produzione di beni materiali i mutamenti più significativi si registrano in settori di punta ad alto contenuto di know-how (elettronica, informatica, robotica, aerospaziale, farmaceutica e bioingegneria, nuovi materiali ecc.), che sono diventati terreni d’elezione delle multinazionali. E anche nell’industria automobilistica, che per prima l’aveva sperimentata, la catena di montaggio cede il passo alla lean production, la produzione leggera, nota anche come toyotismo, dal nome della multinazionale giapponese Toyota, che l’ha introdotta all’inizio degli anni ’80 del ‘900.

Ideato dall’ingegnere Taichi Ohno, il nuovo sistema funziona attraverso isole di produzione, composte da tecnici e operai, che concorrono tra loro nella migliore realizzazione integrale del prodotto loro assegnato, dall’esecuzione materiale ai controlli e alle revisioni finali, sulla base degli ordinativi che la fabbrica riceve dalle filiali. Presupposti del sistema sono il principio del just in time, produrre cioè in base alle ordinazioni evitando di accumulare scorte di magazzino (interazione continua tra produzione e distribuzione) e la qualità totale, ossia la possibilità di apportare miglioramenti al prodotto sia nella fase di realizzazione, sia in sintonia con le esigenze della clientela. La stessa dimensione transnazionale delle nuove imprese libera in gran parte gli apparati produttivi da vincoli territoriali ben definiti, propri delle precedenti fasi industriali, influendo sia sul decongestionamento insediativo degli spazi urbani, sia sulla despecializzazione degli spazi rurali, che tendono sempre più a funzionare come articolazioni di un unico continuum rural-urbano. Cambiano infine gli assetti sociali, sia per l’accresciuta mobilità internazionale delle informazioni e delle persone, che sta gettando le basi di una società interculturale e multietnica, sia per l’ascesa dei ceti medi, portatori di stili di consumi e di vita relativamente uniformi da un capo all’altro del pianeta.

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